Cinema, Cultura

Oppenheimer: uno sguardo anti-nucleare sulla creazione della bomba atomica

Tantissimi in tutto il mondo attendevano l’uscita di Oppenheimer, l’ultima fatica cinematografica di Christopher Nolan. E sebbene in Italia la pellicola sia uscita nei cinema un mese dopo che negli Usa, l’attesa è stata davvero ricompensata.

Del resto, le grandi aspettative erano ben motivate: non solo la reputazione di Nolan come regista d’eccellenza, ma anche il cast stellare, coronato da un Cillian Murphy al meglio delle sue qualità. Alcuni hanno persino detto che il merito di questo film appartenga a Murphy più ancora che a Nolan. Un’affermazione comprensibile, ma che non condivido.

Sebbene Oppenheimer, infatti, si presenti come un film autobiografico, e quindi in teoria più lineare e meno cinematograficamente impegnativo dei precedenti, come al solito Nolan mostra il suo gusto per gli intrecci complessi e le connessioni narrative intricate, sovrapponendo diversi livelli della vita di Robert J. Oppenheimer. Alcuni livelli sono girati in bianco e nero e altri a colori, incontrandosi nell’emozionante scena finale del film. Nolan adottò un identico procedimento nel suo grande capolavoro: Memento. Un richiamo che non mi sembra affatto casuale, visto che quel film fu l’inizio della grande fama di Nolan, mentre questo sarà verosimilmente il più premiato della sua carriera finora.

La vita di Oppenheimer si dimostra quindi tutt’altro che semplice e lineare. Lo scienziato deve fare i conti con le sue origini ebree e il suo passato di sinistra in una società, quella degli anni ’30-’40, che non apprezza né l’uno né l’altro. Quando però gli viene offerto di guidare il progetto Manhattan, grazie ai suoi meriti nella fisica quantistica, tutto cambia. L’uomo idealista lascia il posto allo scienziato pragmatico che cerca il successo nella scienza e nella società, e che vuole diventare la figura più importante della storia umana: l’uomo che grazie alle sue scoperte potrà mettere la parola fine a “tutte le guerre”. Una fantasia che si dimostra immatura e narcisistica, e che porterà al deterioramento dei legami con molti dei suoi amici e compagni.

Accanto a ciò, tuttavia, Oppenheimer viene anche presentato come una vittima ingiusta del maccartismo americano, nonché delle invidie altrui suscitate dai suoi successi personali. Viene mostrata la sua buona fede, e la convinzione di essere nel giusto anche mentre progettava la costruzione della più potente arma di distruzione di massa. Vengono evidenziati i suoi dilemmi morali, le sue debolezze e insicurezze, ma anche la sua determinazione nel portare a termine quel progetto che, ai suoi occhi, nelle mani dei nemici avrebbe comportato danni di gran lunga maggiori. Una prospettiva che si dimostra, sin qui, del tutto condivisibile.

Meno condivisibile è invece la scelta di Nolan di supportare la cosiddetta “narrazione Hiroshima”. L’idea cioè che l’uso della bomba atomica per uccidere più di duecentomila giapponesi (il 98% dei quali civili!) fosse giustificato dal fatto che il Giappone non si sarebbe altrimenti arreso. Un’idea che è stata smentita da vari storici, e in seguito anche dagli stessi Truman (l’allora presidente che sganciò le due bombe) e Eisenhower. Di fatto l’uso dell’atomica fu in realtà una tracotante dimostrazione di forza degli Usa contro il proprio futuro nemico, l’Urss, e anche uno strumento per far arrendere il Giappone prima che i sovietici conquistassero il nord della penisola nipponica.

Il film di Nolan si astiene invece dal condannare quello che rappresenta uno dei crimini più grandi della storia umana, compiuto per calcoli geopolitici e per interessi imperialistici, ma lo pone invece su un piano puramente morale. Non si vede mai un’immagine delle macerie, delle vittime di Hiroshima e Nagasaki, ma si vedono i rimorsi e le rimostranze interiori di Oppenheimer, il quale comunque, sia nel film che nella realtà, non si era mai opposto all’uso della bomba, considerandola un male necessario.

Aldilà di queste discrepanze (è pur sempre Hollywood!), Oppenheimer rimane un film di alto livello, sia nel comparto audiovisivo che in quello narrativo. Pur non avendo avuto il coraggio di andare fino in fondo nella contraddizione (soprattutto politica) della vicenda, Nolan ha l’enorme merito di aver diretto un film sull’uso della bomba atomica, in un periodo storico in cui il rischio di una guerra nucleare si profila nuovamente davanti a noi. Una sfida epocale, che, gli va riconosciuto, Nolan ha coraggiosamente affrontato in questo film.

La pellicola poteva probabilmente durare qualche decina di minuti in meno, ma con i suoi bellissimi effetti speciali, la sua colonna sonora riuscita e la recitazione impeccabile va sicuramente considerato una pietra miliare nella filmografia del regista britannico.